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Russia, Putin conferma in carica il primo ministro Mishustin

Il primo ministro russo Mikhail Mishustin
Il primo ministro russo Mikhail Mishustin Diritti d'autore Alexander Astafyev/Sputnik
Diritti d'autore Alexander Astafyev/Sputnik
Di Euronews
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Il presidente della Russia Vladimir Putin, all'inizio del suo nuovo mandato come capo di Stato, ha confermato Mikhail Mishustin come primo ministro

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Il presidente russo Vladimir Putin ha riconfermato un tecnocrate di basso profilo come primo ministro. Si tratta di una delle prime decisioni assunte dal Cremlino dopo l'insediamento per il quinto mandato presidenziale. 

Probabile riconferma dei ministri. A rischiare sembra solo Shoigu

Come prescritto dalla normativa vigente in Russia, infatti, Mikhail Mishustin ha rassegnato le dimissioni dal suo governo martedì, dopo essere stato in carica negli ultimi quattro anni. Come nel caso del primo ministro, si prevede che la maggior parte dei membri dell'esecutivo manterrà il proprio incarico. 

Tuttavia, a rimanere incerto è il destino del ministro della Difesa Sergej Shoigu. Uno dei suoi principali collaboratori è stato infatti arrestato ad aprile con l'accusa di corruzione. Un fatto che da molti è stato interpretato come un attacco al ministro e come un possibile preludio ad un suo allontanamento del governo, nonostante i legami personali stretti con Putin.

"Non ci saranno interruzioni nell'azione del governo"

A Mishustin e ad altri membri del governo russo è riconosciuto il merito di aver mantenuto relativamente stabile la situazione economica, nonostante le sanzioni occidentali. Durante un incontro avvenuto venerdì con Putin, il primo ministro ha garantitoal presidente che "non ci saranno interruzioni nel lavoro del governo" e si è impegnato a "garantire continuità su tutti gli obiettivi nazionali".

La scelta di Putin è stata vagliata a stretto giro dalla Duma, la Camera bassa: in base alle modifiche costituzionali approvate nel 2020, è tale ramo del Parlamento russo a dover approvare la candidatura del primo ministro, e poi i membri del governo. Una procedura che si pensava concedesse maggior potere all'assemblea legislativa ma che, nei fatti, appare piuttosto un proforma, tenuto conto del controllo esercitato dal Cremlino su tutti gli apparati dello Stato.

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